La voce della Luna è l’ultimo film di Federico Fellini, che nel suo grande ingegno intuì la coppia Villaggio-Benigni. Il film è un grande sogno, dove viene rappresentata una società malata, dove apparire è ciò che conta, schiava della televisione, priva di morale e in cui il rispetto per la vita non ha più alcun significato. Il protagonista è Ivo Salvini, interpretato da un favoloso Roberto Benigni, che vive le sue giornate in una dimensione tutta sua, tra l’onirico e l’impossibile, che vaga per i campi e vagheggia sogni d’amore seguendo la voce della luna che gli indica il cammino. In una notte di luna piena, Ivo è attratto da una voce che proviene da un pozzo, è la luna che tenta di far riemergere la coscienza della gente. Dopo una incomprensibile discussione con la luna, Ivo viene attratto dal vocio furtivo di un gruppo di giovani che vanno ad assistere, da una finestra, allo spogliarello di un donna molto poco sexy ma molto felliniana. Tutta la trama si articola poi in brevi episodi apparentemente slegati ma molto simili tra loro. C’è poi l’incontro tra il protagonista e sua nonna dove molto significativa è la frase che questa pronuncia: ”ricordare è bello, più che vivere”. Poi, Ivo, si introduce a casa dell’amata, per contemplarne il volto mentre dorme, ma poi, svegliata, lo caccia. Attraverso altri strani episodi, si arriva a quello dove i fratelli Micheluzzi cercano di catturare la Luna, che si dice dia ordini ai piccoli diavoli della Terra. Ci riescono, e tutto il paese vuole vedere la luna prigioniera. E' la televisione, un grande schermo, che proietta le immagini. Un uomo gli spara, e lo schermo si spegne. Allora la piazza si svuota e Ivo, rimasto solo e chiamato dalla luna, discute con lei. La pellicola è ispirata al romanzo Poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni che cura anche la sceneggiatura. Oltre Benigni e Villaggio, è curioso notare la presenza della coppia Syusy Blady (nei panni della sorella dell’amata) e Patrizio Roversi (“I turisti per caso”, per intenderci).
Francesco Magagnino |